Dulcis in fundo, l’ultimo intervento di animazione ha portato alla migliore sintesi che mi sia capitato di ascoltare. Premetto che questo gruppo classe manifestava interesse ed un empatia nei confronti reciproci, molto probabilmente aiutati da una buona predisposizione d’animo e da un gruppo di maestre che li avevano stimolati ad impegnarsi con costanza in questo atteggiamento.
Ecco la sua rappresentazione, che si inizia a leggere a partire dal basso. Abbiamo litigato con un compagno, siamo pieni di rabbia. Più pensiamo a quello che ci ha fatto, più la rabbia diventa odio. Poi però quando sbolliamo arriva anche la tristezza, perchè magari il nostro compagno non ci vorrà più parlare o non vorrà accettare le scuse o non vorrà scusarsi lui per primo. E allora arriva la paura. Poi però ci scusiamo, lui va per la sua strada e io per la mia, ci dimentichiamo, siamo distratti da altre cose. Poi ci ripensiamo e siamo sereni di aver fatto pace. Accettiamo la nostra rabbia, il nostro litigio e le scuse e poi proviamo interesse perchè scopriamo che con quel compagno/compagna alla fine stiamo bene.
L’applauso spontaneo è partito da tutto il gruppo, maestre e bibliotecari compresi.
Questo gruppo ha compreso ed interiorizzato meglio di altri che il rispetto è un sentimento (accettazione), che è uno degli otto sentimenti di base. Possiamo costruirlo ed educarlo secondo i nostri valori, le nostre abitudini culturali, il credo religioso. Allo stesso modo possiamo sbarazzarcene, umiliando gli altri e usando altri strumenti che distruggono il dialogo e la felicità tra gli uomini.
Dopo aver definito gli ambiti di rispetto, si entra nel vivo delle storie.
Le voci segrete degli alberi, ci insegnano che per iniziare a rispettarsi, bisogno comunicare, e la forza di ogni foresta è che dal grande abete al lichene, passando per i funghi e fino al pino mugo, tutti si sentono connessi e comunicano.
Questa è un’ipotesi di costruzione di un buon rapporto: Comunicazione – interesse – comprensione – accettazione – fiducia – rispetto – (amore e filia).
Ce ne parlano Uma del Mondo di Sotto, Il Principe e la Sarta, Ratto nel Paese degli Animali Brutti, Fiato Sospeso, Caravaggio e la ragazza, Supersorda.
Storie di rispetto e di mancanza di rispetto, che a modo loro ci lasciano ragionare sull’importanza e la fatica di aver cura delle cose, dei rapporti tra coetanei e con gli adulti, affrontare in modo positivo le regole e la legge.
I ragazzi lavorano su queste graphic novel in gruppi e si confrontano insieme.
Alcuni dei ragazzi si fanno guidare dall’aspetto cromatico, talvolta inciampano sul significato di COLLERA, ESTASI, APPRENSIONE e riescono a ricostruire perfettamente la rosa, senza aiuti.
C’è chi ha ideato dei percorsi di parole affini partendo dalla gioia ed arrivando all’apprensione, chi ha usato il modello del chaos, chi ha voluto raccontare una giornata di scuola usando le parole più significative che ha letto sui petali…
chi ha scelto un motivo floreale per inquadrare gli opposti
chi ha creato delle piacevoli geometrie
Il mio obiettivo era che tutti si soffermassero su sentimenti ed emozioni e comprendessero il loro significato e la loro armonia
Si è concluso a fine marzo il percorso per i ragazzi del 4 e 5 anno della scuola primaria e per i ragazzi della scuola secondaria di Udine e Tavagnacco dedicato al tema del RISPETTO. Parlare ai ragazzi non mi riesce difficile, ma il rispetto non è solo una forma educativa, è un valore culturale e come tale non tutti lo decliniamo allo stesso modo o lo associamo agli stessi contesti.
Dopo essermi presentata agli studenti (qui ringrazio Tiziana della Biblioteca Sezione ragazzi di Udine ed Emiliana della Biblioteca di Tavagnacco per l’appoggio costante e per la professionalità con le quali mi hanno accolta) ho la necessità di condividere con i ragazzi una base di partenza.
Che cosa provano, che cosa vedono o che cosa sentono, quando pensano cosa significa la parola “rispetto“?
Chiedo loro di visualizzare delle azioni, delle parole di rispetto nelle quali si sentono coinvolti o vorrebbero essere coinvolti nella loro giornata.
Le risposte sono logiche o meditate, mai fuori luogo. Il rispetto per loro rientra in un ambito di educazione e di benessere del quale si sentono i soggetti (quando qualcuno è gentile con me, mi aiuta e non mi prende in giro) o del quale si sentono i promotori (sono gentile con chi conosco, ma anche con chi vedo per la prima volta).
Il rispetto è un atteggiamento. Ma non ci basta. A me, non basta: ho bisogno di portarli oltre.
Dopo aver letto loro l’incipit di “Bestie“, di Antonio Ferrara, Einaudi, 2016, chiedo loro di evidenziare gli ambiti di rispetto nei quali ognuno di noi può o deve avere. Abbiamo evidenziato otto categorie nelle quali lo possiamo usare: se stessi, gli altri, gli animali e le piante, le cose, l’ecosistema, i luoghi, le regole, le Leggi.
Il rispetto è solo un atteggiamento? Nel costruire questo percorso ho pensato alla Rosa di Plutchick, che la ideò attorno al 1980 per poter razionalizzare in una forma visualizzabile emozioni e sentimenti. Ve la propongo qui muta (online è molto facile trovarla), e mi ripropongo di offrire ai ragazzi in futuro la possibilità di poter usare le loro competenze per completarla.
In ques’anno l’attività prevedeva di dividere il gruppo classe in gruppi più piccoli e offrire loro la rosa ritagliata e scomposta, a petali o cristalli separati. Il loro compito era affidarle un senso o una logica. Lavorando in gruppi, hanno l’occasione di leggere il contenuto di ogni singolo petalo e adattarlo alla loro esperienza e conoscenze. Vi presento con un certo orgoglio i risultati nella prossima puntata
Progetti di animazione della lettura per le scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado dell’Hinterland udinese.
Comincia qui, con questa sfida ad alto livello, il mio percorso di animazione per quest’anno. Dopo aver raccolto soddisfazioni con il percorso legato alla poesia, adesso viene il tempo di indagare una sfera che il tempo storico che stiamo vivendo ha reso contorta e complessa.
Quasi tre anni di Covid, una situazione sociale e politica instabile a livello globale, sono fattori che acuiscono quello che l’uomo fa da sempre: rendersi sicuro e relativamente sereni in ambienti circoscritti (casa, famiglia, villaggio, città).
Grazie agli eroi di carta che porterò con me nell’ormai usurato trolley, ho l’obiettivo di portare bambini e ragazzi a fare un passo oltre quegli spazi e a “re-spectare”, a guardarsi indietro. La parola “rispetto” ha questa radice etimologica. Guardarsi indietro… per fare cosa?
Lo scopriremo insieme.
Ovviamente, questo sarà solo l’inizio.
Panchina Rossa – Spilimbergo – Cortile della Biblioteca Civica
Un avvertimento al lettore (…per citare Adam Gidwitz). RispettAMI! è un progetto che ha come obiettivo principale la lotta contro la violenza di genere. Il mio campo d’azione sarà un po’ più vasto, prenderà l’avvio dalla persona singola, per poi indagare su come la sua sfera di influenza può arrivare agli altri, alle regole, all’agire sulla realtà che ci circonda, sul Mondo in generale.
progetto “Intrecci/fili di colori” presso le classi della scuola primaria di Gemona/Ospedaletto
Come si dice, ogni tanto bisogna “alzare l’asticella”. Sono anni che penso a come farei per avvicinare i bambini alla poesia, genere letterario che si tende a tralasciare quando si preparano le animazioni di lettura per le scuole o per l’utenza libera.
Grazie ad Eva, collega bibliotecaria e ad una telefonata per preparare un percorso di tutt’altro tipo, tra il serio e il faceto, vinco un bando istituito dall’IC di Gemona. Da novembre ad oggi ho spremuto i frutti di un’azione combinata che dura… da quando ho cominciato la scuola: uno studio accurato di “maestri di poesia” antichi, moderni e contemporanei; il mio passato scolastico (grazie maestra Claudia, Prof. Zannier, Prof.ssa Maccarrone, Prof.ssa D’agostino, Prof.ssa Bruno); la mia vita da bibliotecaria nella sezione ragazzi di Udine; l’incontro con l’Associazione Bruno Munari; l’offerta formativa proposta negli ultimi anni da Caterina Ramonda.
Il percorso è chiaro, l’obiettivo è da raggiungere sul campo. Insegnare ad ascoltare, leggere (e un domani scrivere) ai bambini la poesia. Si comincia in classe, lunedì!
Mentre scrivo questo articolo guardo mia figlia Alice, 10 anni, seduta sul divano mentre legge Harry Potter e il Principe Mezzosangue. A Luglio le ho messo in mano la mia copia del primo Harry Potter e adesso è ormai arrivata alla fine della Saga. Quando legge, è fisicamente presente e mentalmente assente: non basta chiamare il suo nome per richiamare la sua attenzione, è così dentro la storia che devi toccarle una spalla per richiamarla fuori dal libro, come se tra le pagine e la realtà esterna ci fosse una porta invisibile ma molto solida che divide i due mondi. E forse è proprio così. Per lei la lettura è gioco, è piacere, è fantasia, è relax, è stimolo alla curiosità. Che sia Harry Potter, Paperino, Tex, Asterix o un altro romanzo o un testo di divulgazione per ragazzi.
Il Mondo della lettura e dei libri le è familiare perché ne ha sempre fatto un uso quotidiano, come fare colazione, lavarsi i denti, vestirsi. È un processo del quale ha capito i meccanismi (vado in biblioteca, scelgo i libri, li porto a casa, leggo, li rileggo, li restituisco, li riprendo in prestito per rileggerli, in un cerchio infinito) e le implicazioni positive (conoscere linguaggi nuovi, incontrare personaggi fantastici, provare emozioni, scoprire il mondo: stupore, paura, senso di mistero…).
È un processo nel quale tutti i suoi parenti si sono impegnati da quando aveva 4 mesi e le mie colleghe bibliotecarie della Sezione ragazzi di Udine le hanno regalato il primo libro (Guarda che faccia). Fino a quando ha imparato a leggere da sola, abbiamo letto per lei.
Due mesi dopo l’inizio della scuola primaria, Alice era in grado di leggere senza problemi un libro in stampatello. Decodificare gli insiemi di lettere, capirne il significato e comprendere il senso generale di un testo sono operazioni che richiedono pazienza ed allenamento, quasi come in una disciplina sportiva. La fatica è stata sostituita velocemente dal piacere per l’abilità acquisita. Anche quando leggeva speditamente in autonomia, abbiamo continuato a leggere per lei ad alta voce, creando un rito di lettura che ci piaceva. Un solo capitolo, prima di andare a dormire. Quando ha capito che la sua lettura mentale le permetteva di leggere molto di più rispetto alla lettura ad alta voce di un adulto, ha definitivamente smesso di farsi leggere dei brani, ma anche adesso, quando leggiamo un albo illustrato alla sorella più piccola, Alice smette di fare quello che sta facendo per seguire la lettura dell’albo.
Bene. Bravi. E i bambini che non hanno avuto questo allenamento? Anche loro hanno imparato a leggere, esattamente come Alice, ma non sentono il bisogno di continuare a farlo: leggono solo per soddisfare l’impegno scolastico. Qualche adulto può intendere questo rifiuto come una preoccupazione. E quindi? Come fare?
Come direbbe Daniel Pennac, “il verbo leggere, come il verbo amare e il verbo sognare, NON reggono l’imperativo”. Sono d’accordo. Il miglior atteggiamento nei confronti di un bambino che non legge per piacere, è NON INSISTERE. Non mi va di etichettare questo atteggiamento come un atto di rassegnazione, ma come una scelta. L’acqua mi fa paura: non mi piace nuotare, preferisco giocare a calcio. Il cioccolato non mi piace: meglio il pane e marmellata. Leggere non mi piace, ma andare in bicicletta con gli amici, sì. Sono esempi di scelte e vanno rispettate.
Questo non vuole dire che dobbiamo abbandonare già da subito l’impresa. Un bambino “grande” che tra i 6 e gli 8 anni è un non-lettore può essere riavvicinato alla lettura, ma ci vuole un lavoro di squadra. Deve avere opportunità diverse.
L’Offerta di lettura non manca: Biblioteche, librerie, edicole, sono tutti posti nei quali troverà un oggetto libro che può interessarlo. Può provare con i fumetti, che da una parte hanno la potenza di essere scritti in stampatello maiuscolo, quindi alla portata di tutti i bambini che iniziano a leggere l’alfabeto, dall’altra però legano indissolubilmente testo ed immagini in una lettura simultanea a due livelli che può non essere all’immediata portata di tutti. Paperino, Topolino, I Peanuts, Calvin & Hobbes, solo per citarne alcuni come base di partenza.
Per avanzare sempre di più nella lettura ed avvicinarsi al romanzo, ci sono dei formati che stanno nel mezzo e fanno da traino: un po’ fumetto e un po’ romanzo. Ottoline e Agata De’Gotici, Stick dog, Max Crumbly, Frank Einstein, Ariol. A qualcuno piace leggere Geronimo Stilton non solo per la scorrevolezza del testo e per la forma particolare di ironia, ma anche perché il formato grafico è accattivante (molti non lo leggono perché non trovano accattivante la grafica, e il testo è troppo seplice).
Poi, alzando l’asticella, I diari di una schiappa, la serie di Scuola Media, I diari di Nikki,Big Nate, le graphic novel come “Fiato sospeso” di Silvia Vecchini e Sualzo o “Smile” di Raina Telgemeier.
Si può offrire la lettura di qualche testo di didattica su un argomento che gli piace. Anche questi presentano il vantaggio di non dover essere letti in modo consequenziale, ma di stimolare la curiosità verso una conoscenza dalla quale il lettore si sente attratto.
Anche la lettura di libri di poesia e di poesia-nonsense, può sganciare il concetto di ‘lettura’ dal concetto di ‘dovere’. Toti Scialoja, Chiara Carminati, Bruno Tognolini, solo per citare qualche esempio.
Innalzando il livello di coinvolgimento emotivo, ma non il livello di complessità della lettura, si possono proporre le serie dei Piccoli Brividi o quelle di librigame. I Piccoli brividi sono dei classici che andavano molto in lettura negli anni ‘80 e ‘90, puntano sul suscitare (in modo leggero ma non scontato) il senso di horror e la paura. I Libri Game sono nati negli stessi anni, hanno conosciuto una fase di stasi e a partire dal 2018 sono stati riproposti dagli editori. Sin da quando li propongo, nel presentarli dico che “I librigame sono della playstation da leggere”. Ogni serie è diversa, ma nel momento in cui si inizia a leggere il libro, è necessario scegliere un personaggio tra i vari proposti e capire come il suo (e quindi del lettore) ruolo rientra nella storia. Il librogame non si legge in modo consequenziale, ma si legge a salti, a seconda della scelta che il lettore intraprende, si salta al paragrafo di riferimento. Una scelta sbagliata può riportare alla scelta precedente oppure alla morte del protagonista di carta.
A questo punto, arriva la parte realmente impegnativa. La lettura va condivisa, in famiglia, a scuola, in biblioteca, in libreria. A scuola è abbastanza naturale che la lettura ad alta voce sia condivisa tra adulti e ragazzi. In biblioteca ed in libreria si va per ascoltare un adulto professionalmente preparato che legge per i bambini e per incontrare altri adulti competenti ed appassionati che offrono nuovi spunti e suggerimenti di lettura.
In famiglia si possono attuare strategie diverse di condivisione: l’adulto può ascoltare leggere il bambino, con atteggiamento positivo, coglierne le difficoltà e i progressi. Fatevi leggere una storia (o un pezzo di storia) mentre preparate la cena, mentre stendete o stirate la biancheria, anche quando siete seduti sul divano invece di giocare con il cellulare o guardare la TV… 10 minuti al giorno, ogni giorno, sono un tempo speso bene. Se vostro figlio legge in modo silenzioso, chiedetegli che cosa ha letto (e verificate se ha capito). È un modo per condividere il tempo, stargli vicino ed essere partecipi di quello che per lui può essere uno sforzo di un certo livello. Parlategli di quello che state leggendo voi.
Troppo difficile. Se leggere diventa un incubo per il nostro non-lettore, non si deve insistere. Ci avete provato? Bene. Non fa per lui, in questo momento. Se avrà fortuna, nel suo percorso scolastico troverà un professore che trasformerà la sua materia in emozione e allora il bambino o il ragazzo scoprirà il piacere di leggere un buon romanzo, rispolvererà la tessera della biblioteca, tornerà a prendere a prestito i libri o troverà una buona libreria dove investire i suoi risparmi, e non smetterà più di trovare piacere nella lettura.
Qualche settimana fa, una lettrice volontaria NpL ha lanciato l’idea di organizzare una lettura nel parco all’imbrunire. La proposta è stata talmente tanto apprezzata che ha visto coinvolti non solo i suoi figli e i loro amici più stretti, ma anche genitori e compagni di classe (e me, come amica e simpatizzante e “addetta ai lavori”).
Mentre preparavamo l’attività, scegliendo le tipologie di storie da presentare, ha manifestato la sua perplessità in merito al fatto che, pur cercando in ogni modo in Rete, non si trovano notizie circa la gestione di una lettura al buio. Quando nel 2014 mi è stato chiesto di animare le letture per la giornata del risparmio energetico, anche io mi sono trovata spiazzata. E da quel momento ho cominciato a sperimentare…
“Lettura” e “buio” non sono, apparentemente, due soggetti che vanno d’accordo ma questa tipologia di animazione presenta degli elementi speciali da non sottovalutare, sia in fase organizzativa che nello svolgimento.
In questa fase di Emergenza sanitaria, oltre agli elementi classici di difficoltà dell’animazione (il buio o comunque la bassa illuminazione), si sono dovuti sommare anche quelle dovute al rispetto delle norme di sicurezza nel mantenere delle distanze notevoli tra i partecipanti tra di loro e tra loro ed il lettore.
Siamo partite dall’idea che volevamo (dovevamo) usare l’ambiente esterno del parco. Questo ci davava la possibilità di avere un pubblico abbastanza numeroso, ma poneva il problema delle distanze del bambino dal libro e della udibilità della voce del lettore. Abbiamo programamto di trovarci nel luogo stabilito prima del buio vero e proprio, in modo che i bambini avessero la percezione dello spazio nel quale si trovavano e si adattassero anche loro al cambio di luce, vedendo gradualmente lo scendere della notte. Abbiamo chiesto a tutti di portare una pila e una coperta da stendere nel prato (e anche delle felpe, perchè con la discesa del buio arriva anche l’umido della notte…)
Non desideravamo che la lettura si trasformasse in una proiezione e abbiamo scelto di non aver microfoni nè schermo sul quale proiettare il testo. Se avessimo scelto il proiettore, il testo avrebbe potuto essere semplicemente una storia che “ci piaceva”.
La scelta di trovarci prmia del buio, ci ha permesso di animare degli albi illustrati per la prima parte dell’incontro, quando ancora la luce pemetteva di vedere le immagini, e poi testi con alto potere immaginifico, che potevano essere goduti solamente ascoltando la narrazione. Abbiamo scelto testi con inchiostri fluorescenti, in modo che l’attività vertesse sull’uso utile della pila anche durante la lettura e che i bambini potessero essere protagonisti ed esplorare le storie.
Occhi di gatto di Marisa Vestita, Gribaudo, 2015
Il gioco del buio di Hervè Tullet, Phaidon, 2019
Notturno. Ricettario di sogni, Logos, 2013
Il gioco della luce e Il gioco delle ombre, di Hervè Tullet, Phaidon, 2019
e
Ombre di Arnaud Roy, Franco Cosimo Panini, 2010
si prestano invece per una lettura “a proiezione”, essendo stati creati su pagine cartonate ed avendo dei ritagli tra le pagine che possono essere illuminati dalla torcia per proiettare immagini sul muro. Questi tre in particolare sono molto belli se usati come storie della buonanotte e proiettate sui muri delle stanze.
In fase di progettazione, avevamo strutturato l’incontro in modo da dare ai bambini la possibilità di giocare con le pile, pensando che averle in mano potesse consituire una distrazione troppo forte per non puntarle in giro a casaccio o negli occhi del vicino. Non ce n’è stato bisogno.
Nel totale rispetto delle norme di sicurezza, in una fresca serata di fine estate, bambini e famiglie si sono trovati ad assistere ad una performance di ottimo livello, molto ben organizzata.
Divisi in gruppi, i bambini hanno ascoltato le storie, vivendo per un’ora il parco della loro città in un orario inusuale lasciando volare la fantasia, sperimentando l’affievolirsi della luce, la sensazione di freddo, il bagnato della rugiada, il conforto della pila.
E sono sicura che sia rimasta loro in mente anche l’allegria di un gruppo di adulti che si diverte a leggere per loro con amore e passione, e lo fa… anche di notte!
Un bambino che mangia male, relaziona male, gioca male, dorme male e non è felice. L’importane è capire se mangia male perché esprime un disagio, o se è a disagio perché le abitudini alimentari della famiglia lo portano a nutrirsi in modo sbagliato.
A sei anni sono stata operati di appendicite. Scombussolata dall’operazione, ho iniziato a non voler mangiare per un periodo.
La nonna contadina, cucinava manicaretti. La nonna sarta… uguale. Entrambe, si erano date l’alto compito di darmi da mangiare ogni volta che mi veniva gola di qualcosa. Solo che gola non corrisponde alla necessità di nutrirsi da parte di un organismo, quindi in conseguenza dell’operazione le sane abitudini alimentari sono state traviate. Mangiavo male… ma con tanta soddisfazione!
Ho dei memorabili ricordi di mio padre che sgrida mia nonna (la sua mamma!) perché mi aveva dato la merenda troppo tardi E troppo abbondante, e quindi era sicuro che non avrei mangiato a cena.
Di fatto, la stessa scena (con toni solo un po’ meno epici) si ripete UGUALE in questi giorni quando io vado a recuperare le mie bambine dopo un pomeriggio passato a casa dei nonni. Sono abbastanza certa che tutto ciò strappa alcuni sorrisi a mia nonna, da Lassù.
Nessun cibo ‘fa schifo’, è semplicemente una questione di gusti ed è bene imparare a conoscerli e ad assecondarli fin da piccoli. Per qualcuno è più semplice adattarsi a tutto, ad altri invece piacciono solo certi sapori. Non servono premi e condanne: è sufficiente pensare che nutrirsi bene e diventare delle “buone forchette” è cercare di raggiungere la giusta felicità.
La mia famiglia mi ha lasciato in eredità dei ricordi di cibi memorabili. Assaggiati e molto spesso cucinati insieme. La nonna materna: pasticcio, polenta, mazzanette, trippe, tramisù. La nonna materna: sughi, gnocchi di patate, pasta fatta in casa, lumache alla bourguignonne, funghi fritti crostata di frutta. La mamma: gnocchi di ricotta e spinaci, creme di verdura, sarde in saor, pan di spagna (come lo fa lei, nessuno!). Mio padre si è scoperto cuoco provetto dopo la pensione, e continua a stupirci con vari esperimenti (più o meno tragici).
In questa seconda fase della mia educazione alimentare il cibo è condivisione, è abilità.
Sì, avete letto bene: 1969. Questo libro ha più di 40 anni, è stato riedito innumerevoli vote ed è uno strumento sempre efficace. Per parlare di cibo, di tempo che scorre, di matematica o di metamorfosi. Scegliete voi in quale chiave leggerlo.
Piccolo pisello
Amy Krouse Rosenthal ; illustrazioni di Jen Corace, Zoolibri, 2006
Piccolo Pisello odia mangiare le caramelle: non vede l’ora di finire il pranzo per poi mangiare il suo dessert preferito. Ma prima di avere il dolce, è necessario nutrirsi bene… Ma quale sarà il dolce preferito di Piccolo Pisello?
3-5
Mangia i piselli
Kes Gray, Nick Sharratt, Salani, 2002
se Daisy mangerà i piselli la mamma la premierà? Le comprerà un gelato in più? un elefante vero? una fabbrica di cioccolato? L’eterna battaglia dell’ora di cena, fino a quando Daisy rilancia: “Se io mangio i piselli, allora tu i mangi cavoletti di Bruxelles?”…
Lupetto mangia solo pastasciutta
Orianne Lallemand, Girbaudo, 2017
Oggi Lupetto non vuole mangiare. Non gli piacciono i funghi! E nemmeno il prosciutto! E nemmeno le verdure! Ogni giorno è la stessa battaglia. A Lupetto piace solo la pastasciutta…
Mai e poi mai mangerò i pomodori
Lauren Child, Ape, 2009
Charlie ha una sorellina che si chiama Lola, piccola e molto buffa. A volte deve prepararle la cena ma è proprio difficile, perché Lola è molto schizzinosa! Allora un giorno decide di farle uno scherzo divertente che la aiuterà ad assaggiare nuovi cibi…
5-7
Alimentazione
Michèle Mira Pons, MottaJunior, 2015 (A piccoli passi)
Un volume divertente che spiega cos’è l’alimentazione e cosa significa alimentare bene il nostro corpo: come funziona la digestione, perché il cibo è la nostra prima fonte di energia, perché è importante una dieta varia e con alimenti di stagione. Ma anche piccole storie sugli errori più comuni (ma tanto ghiotti!) da non commettere a tavola, curiosità, ricette, esperimenti e quiz.
Mestolino cuoco bambino : 30 ricette per piccoli creativi
Peter Ferluga, Comunicarte, c2009
I bambini sono naturalmente creativi e la loro fantasia spesso si spinge fino in cucina. Attratti da ingredienti e impasti, ci chiedono di essere coinvolti per gioco. Questo libro raccoglie trenta ricette sane pensate per educare divertendosi in cucina. Ogni ricetta è introdotta da una piccola avventura illustrata di Mestolino e la sua amica Mirtilla. Ogni procedimento è spiegato in modo semplice e corredato di foto che illustrano i diversi stadi della preparazione. Viene stimolata la manualità affinché ogni piatto si trasformi in una creazione originale.
40 ricette senza fornelli
Corinne Albaut, MottaJunior, 2011
Cucinare è uno dei giochi più belli da fare. Se poi non c’è neppure da cuocere è una vera pacchia! Tartine ghiotte, insalate sfiziose, bibite simpatiche, dolci da urlo… sono tante le ricette appetitose, facili da fare e da gustare
Ho una buona educazione alimentare? Sì. Si è evoluta ed è migliorata nel corso del tempo, grazie ad esperti ‘autorevoli’. È (ovviamente) iniziata in famiglia: i nonni materni erano contadini, tutti e quattro i nonni avevano vissuto in tempo di guerra e hanno saputo raccontare e tramandare le privazioni alimentari subite (oltre ad altre privazioni, che però non sono inerenti a questo contributo). n celebre racconto di mio nonno militare narra di quando, nel 1943, in un punto non precisato dell’Appennino, lui e i suoi colleghi hanno bollito uno scarpone di cuoio nell’acqua calda, per trangugiare qualcosa che NON sapesse di acqua calda e basta.
Le basi della mia educazione alimentare si sono radicate nell’idea che il cibo serve ad un organismo per vivere, ma non è dato per scontato: per questi motivi, nella primissima fase della mia educazione alimentare avere il cibo a tavola è un piacere, una fortuna e non ci si può giocare.
Proporre ai bambini una varietà di cibi, preferendo le combinazioni tra preparazioni che si possono creare tutto l’anno E cibi stagionali, proporre le pietanze stando a tavola tutti insieme (senza cellulare, senza pc, senza televisione accesa) possono essere buoni punti di partenza.
Far conoscere ai bambini la provenienza e l’origine dei cibi che mangiano, è uno stimolo alla ricerca dei gusti e alla loro curiosità.
0-3
La frutta
disegni di Nathalie Choux , Gallucci, 2015 (Scorri e gioca)
La frutta
Clara Corman, La margherita, 2018 (Libri interattivi)
Dove cresce il kiwi? Di che colore è la polpa dell’anguria? Di che colore sono i fiori di pesco?
La verdura
Clara Corman, La margherita, 2018 (Libri interattivi)
Dove crescono le patate? Come si presenta il carciofo al suo interno? Quale parte della carota mangiamo?
Il cibo
disegni di Nathalie Choux , Gallucci, 2016 (Scorri e gioca)
Volumi cartonati, forati, animati:le pagine scorrevoli divertono e stupiscono costituendo un momento di scoperta e gioco.
3-5
Il cibo
Emanuela Bussolati, la Coccinella, 2002 (ristampa 2007)
I bambini protagonisti raccontano cosa mangiano abitualmente: biscotti, frutta, pesce, prosciutto, verdure (che però non piacciono a tutti…) e naturalmente pizza e dolci! Le grandi immagini e le finestrelle da sollevare stimolano il bambino ad imparare a riconoscere e nominare le cose che fanno parte del suo vissuto quotidiano.
il libro è diviso in tre sezioni – la colazione è pronta, oggi cosa mi metto?, si va a scuola – stimola ipiccoli lettori a farsi delle domande su quanto li circonda. le risposte sono nascoste sotto alette da sollevare, così da rendere la lettura ancor più stimolante e giocosa. in chiusura, il bambino è coinvolto in tre attività da fare assieme a un adulto, in cui usare alcuni degli elementi incontrati durante la lettura.
Come si fa il cioccolato?
Karine Harel ; illustrazioni di Didier Balicevic, Il Castello, c2013 (Scopriamo insieme)
Come si produce una tavoletta di cioccolato? Con che cosa si fa il cioccolato? Per capire il mondo, i bambini osservano, si interrogano e fanno nuove domande a partire dalle risposte che ottengono. Oggi, i bambini hanno più occasioni di mangiare un quadratino di cioccolato che di visitare il laboratorio di un artigiano cioccolataio.
Nella stessa collana si scoprono altri cibi (lo zucchero,…) e materiali (il vetro,…)
5-7
La collana “Ci provo Gusto” di Emanuela Bussolati, Federica Buglioni, Editoriale Scienza è completa: i bambini imparano a conoscere il cibo, a sapere da dove deriva, a coltivarlo, raccoglierlo e cucinarlo e ad assaggiarlo in famiglia, a scoprire le curiosità della storia dell’alimentazione ed infine a usare la Fantasia per raccontarlo.
Chi l’ha mangiato?
Alette e pagine fustellate per giocare a nascondino con il cibo e scoprire che gli alimenti che piacciono agli animali sono a volte gli stessi che piacciono a noi: la natura ci nutre tutti
Giochiamo che ti invitavo a merenda?
per stimolare il gioco e l’interesse verso il cibo, sviluppando curiosità, domande e risposte importanti sul piano dell’educazione alimentare. Con il progetto per costruire una cucinetta ed un mercatino per giocare
Il club dei cuochi segreti
Luca non vede l’ora di trascorrere le vacanze dai nonni, in campagna. Con Nonna Lu e nonno Leo ci si può avventurare per prati e boschi, imparare a raccogliere erbe e frutti selvatici, curare l’orto, arrampicarsi sugli alberi, cucinare! Divertiti a sperimentare le loro ricette: pasta, focacce, torte, biscotti e tante altre bontà!
Storie in Frigorifero
La storia dell’alimentazione è costellata di eventi incredibili, esperimenti scientifici, naufragi, incontri con popoli misteriosi, guerre, superstizioni, scoperte geniali, inganni ed errori clamorosi, senza i quali i piatti che amiamo non sarebbero mai arrivati sulle nostre tavole. Nascoste in ogni cibo ci sono tante avventure e curiosità che aspettano solo di essere scoperte…